29 maggio 2010

Partita a carte col destino.



Ci sono le giornate malinconiche.
Quei giorni in cui ti ritrovi a pensare a te stesso
e a tutto quello che ti circonda.
Inizia semplicemente con una canzone, un film,
una frase...un messaggio o un'atmosfera,
che ti ricorda irrimediabilmente qualcosa di tuo.
Sprofondi in frasi già dette e in quelle rimaste a metà,
immaginando un possibile futuro.
A volte credo di essere l'unica persona che resti
semplicemente a pensare per ore, o a crearsi
questo immaginario ancora sconosciuto.
E' un'esigenza che resta nel profondo desiderio
di capire sé stessi...dove stiamo andando,
perchè facciamo o abbiamo fatto una cosa,
ma anche perchè non siamo capaci di farla.
Anche se capisco che essere troppo pensatori non fa altro
che staccarci dalla realtà e allontanarci
da quella possibilità di compierla.
Tuttavia per me la concretezza di ogni gesto
si basa anche sul saper comprendere cosa c'è dietro.
Quando non ci riesco è sempre una sconfitta.
Non solo verso me stessa, ma anche e soprattutto
verso l'altro.
L'incomprensione è una delle malattie peggiori.
Accettare significa sempre in qualche modo capire
e io vorrei sempre capire e non restare in sospeso.
Capire le ragioni di una decisione, delle sue,
tue parole, delle idee...
Forse semplicemente l'incomprensione nasce
dal non saper comunicare sè stessi.
Anche questa è una bella sfida.
Non conosciamo mai completamente l'altro,
ma neppure noi stessi.
E quando tentiamo di mostrarci per come siamo e
non vi riusciamo, anche allora restiamo delusi.
Ma non sono qui per fare morali, sarà la giornata che mi
porta a concludere questa serie di riflessioni, una
giornata malinconica in centro città.
Sono state settimane intense, per le emozioni e le lacrime,
ma anche per le cose che non sono state capite e per il
bisogno di attenzioni mancato...
per la mancanza di ascolto.

Perchè i pensieri a volte mi schiacciano talmente da non

riuscire più a sopportarne il peso.

E non sempre le persone sono pronte all'ascolto,

anche se tu sei rimasta, anche se qualcosa dentro di te

grida aiuto.

Ho giocato a carte col destino ed ero spaventata.

Volevo risposte e non le ho sempre trovate.

Ma la voglio vincere la mia sfida.

Non mi piace farmi comandare da nessuno.

E se sarà indispensabile allora...giocheremo.

Di nuovo.