31 gennaio 2008

Lacrime indifese...

Martedì 29 gennaio.
Una giornata come tante, forse,
o che avrebbe potuto essere come le altre:
chi festeggiava il compleanno,
chi insonnolito andava a lavoro come sempre,
chi sosteneva un esame importante,
chi si alzava per andare a lezione
o ancora dormiva perchè non aveva altro da fare....
tanti, tanti, tanti chi. Ma io non ero tra quelli.
E non ho fatto nessuna di queste cose.
Però anch'io c'ero e quel martedì h 13:30
era prenotato già da più di due mesi, che son sembrati
un'eternità. E così, anche la mia sveglia è suonata quella mattina
precisa e puntuale: anche se non sapeva che io la aspettavo già
da un po'. L'inevitabilità del fatto mi costringeva ad agire oltre
la mia volontà e forse anche per questo che malgrado tutto
mi ero alzata da quel letto e avevo preparato le cose.
Quando devi fare una cosa poco piacevole e contro voglia
sembra sempre che tutto il mondo che ti circonda,
ce l'abbia con te, e vorresti che tutti sapessero che per te
in quel momento c'è qualcosa di diverso
perchè non è uno dei tanti martedì ma è martedì 29 gennaio.
O almeno, per quanto questo possa
sembrare assurdo, per me è così.
Ma non per tante altre persone...purtroppo.
Bene, io, quel giorno c'ero ma non c'ero
o meglio non volevo esserci.
Ma, (seguitemi bene), essendoci, mi ero dovuta adeguare
e accettare la cosa. Così alle ore 13:00 ero già in sala d'attesa e
pur contemplando la possibilità della fuga...mi sembrava oramai sin
troppo remota: in fondo ero già lì, non avrebbe avuto senso.
L'operazione così era iniziata all'orario previsto.
Un oretta e mezza a pensare ...a cercare di pensare ad altro.
Pensare...pensare: ad compagno d'università da prendere a pugni
( bhè la cosa mi tranquillizzava), a chi stava sostenendo un esame
proprio in quel momento, ad un amico che mi aveva suggerito
di pensare al concerto mentre canticchiavo
tra me e me queste parole
"Niente paura....niente paura ci pensa la vita mi han detto così..."
E se lo dice lui....!!! Il tempo sembrava non passare.
Alla fine il dottore sorride:
"Sei stata bravissima.Tutto a posto. Il nervo è salvo.
Non ti preoccupare mi sarei fermato
se ci fosse stato pericolo....". Che buffo dottore.
Esce per un attimo.
Poi ricompare: " Il tuo papà ti vuole proprio bene sai?
Quando sono uscito a dirgli che era andato tutto bene ha fatto
un sospiro di sollievo." Poi mi saluta, un bacio sulla fronte e
se ne va. In un attimo ero già sulla strada di casa:
sdraiata dietro con il viso che scottava a mille
mentre sentivo l'anestesia affievolirsi.
E lacrime scendevano indifese: un po' per il dolore,
un po' per la stanchezza,un po' per la paura,
un po' per quelle parole...
che mi avevano fatto sentire forte e debole
al tempo stesso...quelle parole per cui questa giornata, dopotutto,
vale la pena di essere raccontata.

1 commento:

doddlina ha detto...

sei forte tesoro!!CORAGGIO!!!!
ti penso un sacco :)
baci baci!!